Quello che ho capito davvero da quando sono diventata madre è che essere madri è un qualcosa che ha molto a che fare con il karma. E’ così, tutto torna, e quel che hai fatto di male lo paghi: ogni volta per esempio che le mie figlie rendono lurida in trenta secondi una stanza che io in un’ora avevo cercato di rendere presentabile – tipo sparpagliando a terra cereali e ballandoci sopra con i loro amabili piedini – io sento risuonare la voce di mia madre che quand’ero piccola si lamentava di me, del mio disordine e della mia strafottenza. Cose, per inciso, di cui si lamenta ancora oggi anche se non mi appartengono davvero più.
E dev’esserci di mezzo il karma se io, che da piccola volevo solo mangiare (abitudine che mi è passata a fatica e mai del tutto) adesso mi ritrovo una figlia che fa finire quotidianamente almeno due piatti pieni nella pattumiera, facendomi sentire una madre inadeguata e portandomi sovente all’esaurimento nervoso.
Mia figlia la piccola, come ho sospettato fin da subito perchè l’istinto materno è una gran cosa, è stata un grande bluff: si è presentata come un angioletto buonissimo che mangiava tutto e non creava mai problemi e poi di colpo è diventata una matta furiosa che a qualsiasi cosa che le proponi storce il naso ed urla “pipo!” (che sarebbe “schifo“) e non ingurgita nulla se non quelle quattro cosine che le piacciono. La cui lista, poi, si assottiglia giorno dopo giorno rendendo il momento del pranzo e della cena un teatrino di lacrime ed esaurimento.
Prima, per esempio, le piacevano tanto le zuppe, i passati di verdure, la ricottina, le cremine. Ed era facile così garantirle un’alimentazione varia e nutriente. Poi, con i (terribili) due anni ha iniziato a rifiutare un alimento dopo l’altro ed oggi la sua dieta si riduce a: latte e gocciole, budini al cioccolato, banane, pane, patatine, pizza ogni tanto, wurstel, polpette, cordon bleu, salsicce e i due must have prosciutto cotto (da me spesso sostituito con fesa di pollo o tacchino) e spaghetti al sugo che però, visto l’abuso, ultimamente le stanno anche un pochino sulle palle.
Nient’altro. Niente pesce, in nessuna forma. Uova solo nelle polpette. Inutile pensare di mischiare ciò che odia ad altri alimenti perchè lei da grande sarà di sicuro un Naso, riconosce qualsiasi odore e se le sciolgo in un budino di cioccolato fondente due gocce di vitamine non lo mangia più. Non so come fa, ma so come faccio ad impazzire io ogni volta.
Questo fatto incresciuuoso crea parecchi disagi familiari, e liti a più non posso. La prima a litigare con me per settimane è stata mia madre, of course, che attraverso la cornetta mi ripeteva che io ci perdevo poco tempo e che dovevo avere più pazienza con la piccola. Poi, dopo qualche giorno qui con noi, ha toccato con mano le corna della nipote e per poco non piangeva dai nervi, quindi ora si limita ad essere depressa per questa nipote che considera una “mollichina“, come fosse un vero e proprio lutto che lei, da brava madre di figli oversize, non può accettare.
L’altro mio “nemico” sull’argomento è mio marito, secondo il quale dovremmo lasciare la piccola totalmente digiuna fino quando per disperazione non verrà a mangiare quello che vogliamo darle noi. Una teoria giustissima ed educativa, per carità, ma un cosa è proporla e un cosa è metterla in pratica, lasciando un bimba per l’appunto così piccola a stomaco vuoto mentre piange e ti prega per un tozzo di pane duro. Ci vuole un forza che io non ho probabilmente, e un’energia che cinque anni di maternità 24 ore su 24 mi hanno tolto. Non so.
Il problema dunque non è alimentarla, ma darle un’educazione alimentare. Perchè la bambina con quelle quattro cosine che mangia tutto sommato sopravvive e per il momento si potrebbe sopperire con delle vitamine (che non prende ovviamente). Ma ogni volta che i piatti sani che le preparo finiscono nella pattumiera e lei cena con roba preconfezionata e non proprio salutare, io mi sento una pessima madre.
Ditemi come se ne esce.